il Moto 360, il primo orologio intelligente di Motorola, il primo smartwatch ad aver messo insieme tecnologia e gusto estetico (almeno per quelli che sono i canoni di noi occidentali). Un orologio bello, oltre che intelligente, dunque, quasi a ricordare caso mai ce ne fossimo dimenticati che tutto ciò che si indossa, sia esso un capo piuttosto che un accessorio, risponde generalmente a due bisogni: l’utilità e il desiderio di sfoggiare qualcosa di unico, inconfondibile, in una parola alla moda.
Un (bel) orologio, prima di tutto
E insomma, dopo aver tenuto al polso questo Moto 360 per qualche giorno possiamo dirlo: Motorola ci ha “regalato” (si fa per dire, visto che stiamo parlando pur sempre di un gingillo da 249 euro) un oggetto che si potrebbe quasi utilizzare da spento, o quanto meno con il solo quadrante orario attivo. Grazie a un design finalmente all’altezza – nella forma (circolare) ma anche nei materiali (cassa in acciaio, cinturini in pelle e in metallo) – il Moto 360 è infatti quel genere di dispositivo che ti sembra di avere addosso da sempre. Perché in fondo, da spento, assomiglia in tutto e per tutto all’orologio che hai avuto al polso fino a qualche mese fa.
Sotto il quadrante c’è Android Wear
Da spento, appunto. Perché poi basta un doppio tap sul display per capire che sotto il vetro c’è qualcosa di più. C’è un dispositivo capace di sincronizzarsi con un qualsiasi smartphone Android (purché aggiornato almeno alla versione 4.4 del sistema operativo del robottino verde) per mostrarci le chiamate in arrivo, i messaggi, le email, le mappe, piuttosto che i cinguettii di Twitter o le card di Google Now. Miracoli di Android Wear, il sistema operativo creato da Google per portare tutto (o quasi) quello che fino a ieri vedevamo solo sul nostro smartphone anche a bordo di un orologio.
Un quadrato inscritto in una circonferenza
Si tratta di funzioni già abbastanza note per gli appassionati del genere, ma Motorola qui ha avuto il merito di portare l’esperienza di un sistema operativo creato per device di forma quadrata, o rettangolare, su un quadrante circolare. Con risultati tutto sommato positivi. A parte qualche sbordatura nella visualizzazione del testo nelle notifiche (visibili perlopiù durante lo scrolling veloce), l’operazione di adattamento è stata fatta con i dovuti crismi. Infastidisce di più, forse, la presenza di un settore cieco (leggasi tutto nero) nella parte bassa dell’orologio: è l’area che Motorola ha deliberatamente reso inattiva per integrare il sensore di luminosità, componente a dire il vero piuttosto utile, giacché consente al Moto 360 di essere perfettamente visibile alla luce diretta del sole, evitando così di settare la luminosità al massimo. La speranza, per il futuro, è che si riesca a trovare una collocazione più felice (sulla cornice? al centro del quadrante?) o quanto meno non così visibile.
Ok Google (ma il touch funziona meglio)
Come tutti i dispositivi indossabili motorizzati Android Wear, anche il Motorola Moto 360 può attivarsi anche attraverso comandi vocali. Basta pronunciare la parola magica “Ok Google” e dettare un comando – ad esempio “Naviga fino a piazza Duomo” – per avere sul quadrante le informazioni desiderate. Questo, almeno, sulla carta. Perché poi, nella realtà, non sempre il Moto 360 riesce a carpire le nostre richieste, un difetto che a dire il vero abbiamo riscontrato anche su tutti gli altri modelli basati su Android Wear. Meglio, dunque, fare affidamento sui comandi touch: sono sufficienti un paio di giorni per prendere confidenza con l’interfaccia utente di Wear e con le sue dinamiche/gesture di navigazione (invero piuttosto differenti da quelle di Android per smartphone).
Mettetevi in Moto
Oltre alle funzioni portate in dote da Android Wear, il Motorola Moto 360 può contare su un’app proprietaria sviluppata per monitorare l‘attività fisica. Si tratta di una soluzione che sfrutta la presenza di due sensori integrati – un cardiofrequenzimetro e un contapassi – per mettere lo smartwatch nelle condizioni di offrirci uno spaccato sul nostro stato di salute. Valgono, anche per il Moto 360, le stesse considerazioni fatte per tutti gli altri smartwatch e da buona parte dei dispositivi indossabili: non aspettatevi miracoli, le applicazioni pensate per il fitness possono darci un’idea di quanto ci stiamo muovendo, ma siamo ancora lontani da qualcosa che possa davvero migliorare la nostra qualità di vita.
Autonomia: l’obiettivo è completare la giornata
Ma veniamo al punto sicuramente più critico di questo prodotto (ma forse dovremmo dire di questo genere di prodotti): l’autonomia. Le dimensioni tutto sommate modeste di uno smartwatch non consentono grandi concessioni alla batteria: quella del Moto 360, per dire, ha una capacità di 300 mAh, praticamente meno di un decimo dell’unità integrata sul smartphone di punta della famiglia Motorola, il Nexus 6. Certo, l’assorbimento del display e l’energia spesa dalle applicazioni è decisamente inferiore rispetto a ciò che si vede su un telefono, ma alla resa dei conti il Moto 360 è un oggetto che fatica ad arrivare a fine giornata. Meglio perciò usarlo con parsimonia, limitandosi a leggere le notifiche sulle chiamate e sui messaggi e utilizzando al minimo le funzioni più energivore (come i comandi vocali e la navigazione satellitare). Di sicuro la possibilità di utilizzare un caricatore a induzione magnetica per ridare linfa al dispositivo, rinunciando quindi a cavi e cavetti, allevia un po’ le sofferenze.
Conclusioni
I giudizi estetici sono solitamente legati a considerazioni soggettive. Ma davanti al Moto 360 non si può che convenire che questo è – attualmente – lo smartwatch più bello del reame. Il che, però, potrebbe anche non bastare per farne il best seller del mercato. Nell’ultimo semestre, Samsung ed Lg hanno estratto dal cilindro prodotti molto competitivi e altrettanto affascinanti dal punto di vista estetico. E poi c’è ovviamente l’incognita del Watch di Apple, atteso per l’inizio del 2015. Va detto, comunque, che per essere il primo smartwatch prodotto da Motorola, il Moto 360 rappresenta un debutto riuscitissimo. Lavorando sull’autonomia e sull’integrazione delle future versioni di Android Wear (magari già nativamente pensate per i quadranti rotondi) Motorola può davvero puntare in alto.