LA STORIA.
Il nome Accutron deriva dalla contrazione delle parole Accuracy ed Electronic, in pratica “accuratezza elettronica”.
Sono figli di un’epoca in cui gli orologi erano tutti meccanici, quindi la bontà di un orologio si identificava con la sua capacità di tenere bene il tempo. Gli orologi di plastica al quarzo a poco prezzo erano di là da venire (e d’altra parte anche le pubblicità dei primi quarzi – carissimi – puntavano tutte sulla precisione).
Gli Accutron non sono stati i primi orologi a basare la misura del tempo sulle vibrazioni di un metallo: nel 1866 Louis F. Breguet (nipote del celebre Abraham-Louis) brevettò la sua “pendola al diapason”. Tuttavia la frequenza generata (da un diapason in un caso e da un paio di lame vibranti in un altro prototipo) era troppo alta per l’accuratezza delle lavorazioni meccaniche del tempo, e l’invenzione di Breguet finì nel dimenticatoio fino alla metà del secolo scorso.
Nel 1952 la Elgin e la Lip introdussero il primo orologio elettromeccanico, dove il bilanciere veniva fatto oscillare dall’energia generata da una pila elettrica. Furono seguite poco dopo da Timex, Hamilton e altre case. Questi orologi erano più elettrici che elettronici e avevano come unico vantaggio una maggiore regolarità di marcia (non c’era la molla che erogava energia secondo un gradiente a seconda del livello di rilassamento). E poi non bisognava ricordarsi di caricarli tutti i giorni (con la corona o portandoli al polso nel caso degli automatici). La frequenza, e quindi la precisione, era la stessa degli orologi meccanici.
In quegli anni la fabbrica di orologi statunitense Bulova sapeva che l’esercito era alla ricerca di orologi più precisi di quelli disponibili a quell’epoca e incaricò l’ingegnere svizzero Max Hetzel di progettare un meccanismo elettronico ad alta frequenza basandosi sull’idea di Breguet di cento anni prima.
Secondo un’altra versione, fu Hetzel ad andare a proporre in America la sua idea che era stata rigettata come una “bizzarria” dall’industria orologiera elvetica.
Comunque sia andata, grazie a Max Hetzel, il 10 ottobre 1960 il presidente della Bulova Omar Bradley (un generale dell’esercito americano, in passato a capo dello staff del generale Eisenhower) annunciò che gli Stati Uniti avrebbero potuto basare la loro sicurezza nazionale (anche) sull’orologio più preciso mai costruito industrialmente fino ad allora.
L’annuncio riguardava il calibro Bulova Accutron 214, il primo meccanismo al mondo che non utilizzava un bilanciere per la sua marcia.
La vendita dei primi Accutron iniziò subito in quello stesso mese di ottobre e il successo andò oltre ogni più rosea aspettativa.
Gli Accutron 214 furono montati nella strumentazione di apparati militari, sugli aerei e sulle navi.Un Accutron fu il primo orologio da polso “Railroad approved” in uso alle ferrovie, che fino ad allora si affidavano ad orologi da tasca.
Fondamentale fu il contributo dei Bulova Accutron nel programma spaziale americano. I primi prototipi di aerei-razzo stratosferici, le capsule spaziali Gemini e Mercury, la strumentazione di bordo delle navicelle Apollo e gli apparecchi scientifici lasciata sul suolo lunare dagli astronauti, in tutte queste avventure uno dei protagonisti fu il calibro Accutron 214.
Si può dire che l’unico traguardo che un Bulova Accutron non riuscì a raggiungere fu quello di essere al polso degli astronauti durante le missioni Apollo.
In quegli stessi anni anche sull’ aereo presidenziale americano Air Force One furono presenti solo orologi Bulova Accutron.
Sul finire degli anni ’60 e fino al 1977 vennero introdotti altri calibri Accutron: importantissima la serie 218x, con il capostipite solo tempo 2180, il 2181 con datario e il 2182 con giorno e data:
A seguire ci furono altri calibri, sempre più piccoli e destinati agli orologi da donna. Bellissimo il 2210 con le “forks” del diapason a circondare la batteria:
Purtroppo però il più preciso e meno costoso meccanismo al quarzo aveva fatto la sua irruzione sulla scena, decretando la morte degli Accutron.
Una piccola speranza, però, è data dal fatto che quest’anno alla nota manifestazione Baselworld che si tiene annualmente in Svizzera, a Basilea, Bulova ha reintrodotto un “vero” Accutron: uno Spaceview con calibro 214, riedizione in tiratura limitata di uno dei suoi modelli più rari e famosi, quello con la cassa “a cuore”.
IL FUNZIONAMENTO
Come funziona un calibro al diapason? E’ essenzialmente un orologio meccanico (ebbene sì), ma il treno del tempo è mosso dalle vibrazioni di un diapason generate da elettrocalamite e stabilizzate da un circuito elettronico.
Il fascino di un Accutron, se fate parte di quella bizzarra umanità che apprezza il mondo analogico e (per esempio) i dischi di vinile, è irresistibile. Già, perché le vibrazioni del diapason (meccaniche) vengono trasmesse meccanicamente e direttamente a una ruota dentata, proprio come accade con le oscillazioni di un tradizionale bilanciere. E la trasmissione del moto ricorda molto da vicino la puntina di un giradischi che viaggia fra i solchi di un vinile.
Le estremità del diapason hanno al loro interno due elettrocalamite ricoperte da un avvolgimento (bobine) di sottilissimi (0,015 mm) fili conduttori che le avvolgono con ben 8.000 spire. Il filo disteso ha una lunghezza di circa 90 metri: 90 metri di cavo avvolto all’interno di una bobina che occupa una minima parte all’interno della cassa di un orologio da polso!
Gli impulsi elettrici fanno sì che le elettrocalamite facciano rapidamente avvicinare e allontanare fra loro, con un moto alternato, i due bracci del diapason. In altre parole, lo fanno vibrare. La frequenza di vibrazione, stabilizzata da un circuito a transistor, è di 360 Hertz nel calibro 214. Significa 360 oscillazioni al secondo. Per paragone pensiamo che gli orologi meccanici a più alta frequenza hanno 3.600 oscillazioni all’ora, cioè 10 oscillazioni al secondo. Dunque, se un cronografo Zenith El Primero riesce a dividere il secondo in dieci decimi, un Bulova Accutron lo separa in 360 parti, con una precisione teorica 36 volte superiore.
Significa anche che la lancetta dei secondi di un Accutron, mentre percorre la circonferenza del quadrante fa 360 piccoli movimenti fra un secondo e l’altro. Il risultato è una fluidità di moto incredibile e affascinante, mai eguagliata da nessun orologio meccanico o elettromeccanico.
Bene, ma come trasformare il moto alternato dei bracci del diapason in un moto circolare? Semplicemente collegando i bracci a una ruota che abbia un numero adeguato di denti, in modo che a ogni singola vibrazione questa ruoti percorrendo (con moto circolare, ovviamente) la distanza che separa un dente dall’altro, proprio come in un orologio meccanico.
Quante volte abbiamo sentito magnificare i calibri meccanici 36.000 (El Primero, Zodiac, Longines, Seiko…) dicendo che la costruzione di ingranaggi con un elevato numero di denti era al limite delle possibilità meccaniche degli anni ’60? E poi la lubrificazione particolare di cui necessitavano?
Allora tenetevi forte, perché la ruota dentata che prende il moto dalle vibrazioni del diapason di un calibro Accutron ha 320 denti, separati l’uno dall’altro da una distanza di un centesimo di millimetro. Naturalmente non si vedono a occhio nudo e nemmeno con una lente, ci vuole un microscopio binoculare.
Qui potete ammirare il cuore di un Accutron in funzione:
Se può sembrarvi incredibile che ci sia una tecnologia “meccanica” in grado di reggere un frequenza e una velocità “elettroniche” (passatemi i termini, li uso volutamente in senso emozionale ed evocativo, non rigoroso), pensate che tutto questo è accaduto negli anni ’60, senza computer o linee di produzione a controllo numerico. Un’epoca in cui le automobili avevano bisogno di fare il rodaggio per far sì che le parti meccaniche del loro motore si “abituassero” a lavorare insieme, dato che le tolleranze costruttive erano più elevate di quelle di oggi.
Infine, è da sottolineare che essendo orologi meccanici, anche se molto particolari, gli Accutron fanno rumore. O meglio: musica. Com’è noto, un diapason che vibra emette un suono dipendente dalla sua frequenza di vibrazione. Così, accostando un Accutron all’orecchio, invece dell’usuale tic-tac si sente un suono continuo, a metà fra un ronzio elettronico e una nota musicale. Se poi lo appoggiate su un comodino vuoto o qualsiasi altra cosa che faccia da cassa armonica, allora vi potrete addormentare con una dolce ninna-nanna futurista senza nemmeno dover avvicinare l’orologio all’orecchio.
I MODELLI
Il primo Accutron fu nei negozi il 25-10-1960. Era il tramonto di un’epoca caratterizzata più che da un design americano, da un vero e proprio styling che fu particolare e irripetibile:
Gli stilisti che disegnarono gli Accutron non si posero alcun limite: spaziarono dal sobrio orologio, magari in oro, a prima vista indistinguibile da un blasonato e tradizionale meccanico, a orologi senza quadrante, con inserti in legno o pelle nella cassa e nel bracciale, e poi casse a forma di diapason, oppure trapezoidali, triangolari, ecc…
Gli Accutron più famosi furono senz’altro i primi, sostanzialmente gli Spaceview:
Il primo Spaceview nacque come orologio dimostrativo da vetrina, cioè un Accutron senza il quadrante che mostrasse ai potenziali acquirenti il suo incredibile cuore elettronico. Peccato che i clienti entrassero nei negozi e chiedessero di acquistare proprio la “demo”, invece che uno dei modelli a catalogo. Tante furono le richieste che la Bulova si risolse a metterlo in produzione per destinarlo alla vendita.
Non possiamo però dimenticare il mitico Astronaut, oggi il Bulova Accutron più quotato sul mercato dell’usato:
Anch’esso basato sul calibro 214 monta però la variante 214H, cioè quella con la quarta lancetta per la funzione GMT (indicazione del secondo fuso orario o, in alternativa, indicazione dell’ora antimeridiana o postmeridiana se la ghiera viene allineata col 24 alle 12 del quadrante).
Non a caso sia gli Spaceview che gli Astronaut sono prodotti che portano nomi evocativi degli eroi dell’epoca, i protagonisti dell’epopea spaziale. Tutto ciò che era moderno e futuribile, negli anni ‘60 aveva a che fare con i voli spaziali.
Accanto a questi, come già detto, anche orologi dalle linee a prima vista meno trasgressive, ma a volte non meno audaci in quanto a design.
Distinguere quale calibro monta un Accutron senza nemmeno aprirlo è molto facile: se la corona di regolazione è sul fondello, è un 214
Se ha una più tradizionale corona sul lato della cassa (tradizionale si fa per dire, dato che spesso è a ore 4 anziché a ore 3 allora è un 218
Anche i documenti che venivano forniti assieme a questi orologi avevano un bel design che definirei “space vintage”
Non tutto è oro quel che luccica (ma quasi)
Gran parte dei Bulova Accutron che si trovano ancora oggi disponibili vengono naturalmente dagli Stati Uniti. A quell’epoca, per impreziosire un oggetto si usavano inserti in legno, in pelle o come ancora oggi, in oro. Per l’oro, contrariamente al nostro mercato dove ci sono orologi in oro massiccio oppure placcati oro, il discorso è più articolato. Intanto ci sono numerosi oggetti del modernariato americano in oro 14K o anche solo 10K, quindi più economici del nostro 18K. Ma tipica americana è la placcatura cosiddetta “gold filled”, da non confondersi con la “gold plated”, corrispondente a quella in uso in Europa. Se una gold plated ha uno spessore di 5 o 10 micron, una gold filled è una placcatura con spessore anche fino a 40 volte superiore. Non costosa come oro massiccio, dunque, ma con caratteristiche estetiche e di tenuta nel tempo del tutto paragonabili.
Non è raro trovare oggi negli USA o in Canada orologi (e gioielli) gold filled, magari 10K, con un aspetto che non ha nulla da invidiare a pezzi in oro massiccio 18K:
Dall’Accutron agli “accutron”
Naturalmente gli Accutron sono stati i primi e il nome identifica solo i prodotti Bulova. Però divennero così popolari che nel linguaggio comune erano definiti così anche quelli di altre marche, anche blasonate, che iniziarono la rincorsa.
Fra gli svizzeri vale la pena di ricordare Omega F300, Tissot Tissonic, Longines e altri modelli di case meno note (Titus, Movado, Eterna…). Molti altro non erano che il calibro ESA 9162, più o meno modificato:
Tuttavia, il più incredibile calibro a diapason mai concepito e prodotto fu senza dubbio l’Omega 1220/1230 Megasonic F720, Concepito dal padre dell’Accutron, Max Hetzel, fu immesso sul mercato nel 1973. Come dice il nome “viaggiava” all’incredibile frequenza di 720 Hz e per ottenere questo risultato non vi era più il collegamento diretto e meccanico fra i bracci vibranti del diapason (che peraltro aveva una forma particolare e asimmetrica), ma un “treno magnetico” che trasmetteva il moto ai ruotismi.
Infine, vale la pena di ricordare che anche i sovietici si cimentarono nell’impresa di costruire un orologio del genere. I Bulova Accutron furono a lungo il regalo preferito che i presidenti americano facevano ai loro ospiti in visita ufficiale. Quando toccò a Nikita Kruscev tornare a casa con un Bulova Accutron in regalo, questi ordinò che anche l’URSS potesse avere una simile meraviglia tecnologica. Risultato: nel 1962 nacque lo Slava Transistor. Uguale a tal punto all’Accutron 214 che i pezzi del movimento sono interscambiabili fra i due calibri. Fu prodotto in soli 1.000 esemplari.
Dall’Accutron al quarzo quello che forse è poco noto è che esiste un “anello di congiunzione” fra gli orologi a diapason e quelli al quarzo: è il calibro Bulova Accuquartz 224 del 1973, in questo meccanismo il quarzo sostituisce la parte elettronica transistorizzata degli Accutron, ma il treno del tempo è ancora guidato dalle vibrazioni dei bracci risonanti. Credo che sia l’unico orologio al quarzo del mondo che abbia la lancetta dei secondi che sui muove fluida e non a scatti.
Dopo di questo (nel 1977) Bulova abbandonò definitivamente gli Accutron e si affidò ai movimenti al quarzo così come gli conosciamo oggi. Il primo fu l’Accuquartz 242, con motore passo-passo e quindi lancetta dei secondi che avanzava a scatti di un secondo alla volta.
A quel punto, addio diapason. E addio musica e orologi appoggiati all’orecchio come si faceva con le conchiglie da bambini per sentire il rumore del mare.
Gli Accutron oggi
Non c’è ragione che oggi, a distanza di quasi cinquant’anni, un calibro Accutron non sia preciso come quando venne costruito. Regolare un Accutron è molto semplice. Sia i 214 che i 218 hanno delle rotelle dentate alle estremità dei bracci del diapason, una per parte. Ogni semitacca corrisponde a uno scarto giornaliero di due secondi. Quindi basta sincronizzare il vostro orologio con un segnale orario o un radio controllato (tutti gli Accutron hanno l’hacking system, quindi possono essere regolati al secondo) e misurare lo scarto giornaliero. Dopodiché si deve apportare l’eventuale correzione agendo sulle rotelline dentate: accelerandolo se queste vengono ruotate verso il movimento o rellentandolo se girate verso l’esterno della cassa.
Per quanto riguarda le batterie, da tempo non sono più in produzione quelle al mercurio da 1,35 V. Il problema però, contrariamente a quanto si crede (e si legge in giro), riguarda solo i calibri 214, e nemmeno tutti. Tutti gli Accutron 218 funzionano benissimo con le odierne batterie al litio da 1,55 V. Per gli altri ci sono due possibilità: modificare il calibro saldando un componente che si interpone fra l’alloggiamento della batteria e il circuito dell’orologio (è quello che fanno in Bulova se gli date il vostro orologio da revisionare) oppure usare una batteria appositamente realizzata che ha questo componente che ne abbassa il voltaggio saldato direttamente sulla batteria.
Personalmente preferisco questa seconda soluzione che lascia l’oggetto esattamente com’era in origine e senza snaturarlo. Il prezzo di queste batterie particolari è un po’ più alto delle altre, ma non molto e la loro durata è di circa un anno. Considerando poi che dai 214 la batteria può essere facilmente estratta senza aprire il fondello, potete riporre il vostro Accutron senza la batteria e farla così durare molto di più. Ovviamente se non lo indossate spesso.